Brutal Trail la bellezza di gareggiare in un territorio magnifico - Oliviero Alotto | Ultra Runner
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Brutal Trail la bellezza di gareggiare in un territorio magnifico

Brutal Trail la bellezza di gareggiare in un territorio magnifico

Spesso amici che mi conoscono molto bene mi chiedono perché gareggio, in effetti fatico molto ad essere competitivo, è uno degli aspetti su cui sto lavorando di più nella mia crescita di sportivo.

La risposta più semplice è che mi ritengo un professionista nel mondo della corsa, e che esiste una grandissima differenza tra professionista ed elite, elite è colui che vince e lungi da me esserlo professionista è chi di una attività ne fa una professione, qualsiasi essa sia.

In questo momento della mia vita lo sport è un attività per me professionale, e come tale cerco di farla al meglio, e gareggiare mi permette di confrontarmi con me stesso, con gli altri e con un mondo che è a tutti gli effetti un indotto, ecco in questo momento di stop forzato a molte attività. Troppo spesso ci si dimentica che dietro ad una attività che provoca piacere esiste anche un mondo di lavoro, che come tale genera anche redditi e indotto economico, si lo sport è anche questo, non è solo un attività divertente, sarebbe bello su questo fare una riflessione profonda, sul fatto che è possibile, per me doveroso, fare un lavoro che ti renda felice, non è qualcosa di impossibile, è solo molto faticoso molto impegnativo ma ti rende felice ogni minuto.

Ecco per tutto questo domenica 31 gennaio ho partecipato al “Brutal Trail”, a Ghemme, una gara organizzata nei filari di una vigna, una vigna molto grande ed unica nel suo genere. Una gara unica perché si sviluppa in verticale, qui si produce un magnifico vino che come spesso accade porta il nome del territorio il Ghemme appunto, un nebbiolo gentile, non ha quel tanino rude e raffinato tipico delle langhe e che io amo, qui è più aromatico e quasi dolce. 

Decido di fare questa gara su proposta di Francesca Canepa, atleta per me di riferimento, non solo perché ha fatto dell’atletica la sua vita, ma perché ha un approccio allo sport davvero simile al mio, oltre ad essere donna di grande intelligenza con cui è sempre piacevole passare del tempo

Francesca per altro ha vinto la gara da 5 km, si lei si è confrontata con la distanza più breve, dando di nuovo prova di quanto sia importante divertirsi in ogni cosa che si fa. Domenica  aveva voglia di fare pochi km e così ha fatto, ma in quei pochi km ha dato tutto.

Il Brutal Trail dunque ci ha fatto correre su e giù tra i filari, io personalmente ho fatto la 40 filari, ovvero abbiamo percorso 40 filari per un totale di 18 km con 1800 metri di dislivello positivo. 

Lo dico senza giri di parole, mi sono totalmente innamorato di questa gara, un format decisamente nuovo, un organizzazione assolutamente fantastica fatta di persone gentili, minuziose umili.

Hanno tra le mani una gara che certamente diventerà in breve tempo una gara amata a livello nazionale, e non solo. 

Una gara perfetta in questo momento dell’anno, perché molto “muscolare” quindi ottima a livello di preparazione atletica, ma anche per testarsi, di nuovo solo in gara puoi testare seriamente come stai, solo in gara puoi provare a dare tutto. 

Personalmente sono felice di come ho gestito la gara, cercando di portare i battiti al massimo entro la fine del filare e per poi farli scendere e ricominciare. Questo mi ha permesso un confronto con la mia coach Katia Figini, per impostare gli allenamenti da qui in poi, guardando ai prossimi obbiettivi, ne ho uno in testa molto chiaro ma che preferisco ancora non svelare.

Oggi con lei un utile confronto proprio partendo dal monitoraggio dei battiti cardiaci tenuti in gara, la sua preparazione scientifica mi permette un confronto continuo.

 

Come sempre al polso ho il GARMIN Fenix 6 con fascia cardio, con cui successivamente riesco  ad andare a guardare tutti i parametri e studiarli per provare a migliorare.

Insomma Il Brutal trail per me è un grande esempio di valorizzazione del territorio, per far conoscere un luogo non ancora abbastanza esplorato che ci regala in pochi km le montagne del Monte Rosa e dalla Valsesia, al Lago fino alle amate vigne. 

Aspettando di poter tornare a viaggiare con serenità sono certo che la prossima edizione sarà per molti di voi l’occasione per abbinare alla gara anche un viaggio tra questi luoghi.

Questa gara l’ho corsa con le ICEBUG ai piedi, che si confermano scarpe adatte a tutti i terreni. La tenuta in salita è incredibile, come anche la loro capacità di non fare mai sentire il piede stanco, reattive in salita e protettive il giusto in discesa, sempre molto molto piacevoli.

 



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